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MECCANICHE DELLA MERAVIGLIA VENTENNALE, 2023
Seni Awa Camara
TALE OF TALES
19.5–2.7.2023
Palazzo Averoldi, Brescia
a cura di Fondazione Sarenco e To. Foundation
Seni Camara (Bignona, Senegal 1945) è un’artista senegalese di etnia Diola, che non ha mai lasciato la propria terra natale, essendoci profondamente legata.
È una delle più importanti scultrici africane contemporanee.
Unica scultrice del suo villaggio, cuoce i suoi lavori nella foresta, in una buca, secondo riti sciamanici ancestrali e misteriosi, ai quali nessuno può assistere.
Il suo lavoro si basa su questo: svelare verità, rivelare la vera natura dell’essere umano, messo a nudo nel proprio animo. L’uomo, appunto, ha dimenticato da dove viene, sta scappando. “Quando quaranta piccoli mostri si aggrappano a una madre incinta, è perché stiamo tutti fuggendo da qualcosa!”
Palazzo Averoldi, Brescia
a cura di Fondazione Sarenco e To. Foundation
Seni Camara (Bignona, Senegal 1945) è un’artista senegalese di etnia Diola, che non ha mai lasciato la propria terra natale, essendoci profondamente legata.
È una delle più importanti scultrici africane contemporanee.
Unica scultrice del suo villaggio, cuoce i suoi lavori nella foresta, in una buca, secondo riti sciamanici ancestrali e misteriosi, ai quali nessuno può assistere.
Il suo lavoro si basa su questo: svelare verità, rivelare la vera natura dell’essere umano, messo a nudo nel proprio animo. L’uomo, appunto, ha dimenticato da dove viene, sta scappando. “Quando quaranta piccoli mostri si aggrappano a una madre incinta, è perché stiamo tutti fuggendo da qualcosa!”
Renato Calaj
BAUSTELLE / MERAVIGLIOSO CANTIERE
19.5–17.6.2023
MO.CA, Brescia
a cura di Gabriele Salvaterra
Renato Calaj (Fier, Albania, 1992) vive e lavora tra Milano e Francoforte.
Il suo lavoro trae spunto dalle suggestioni offerte da contesti grigi, marginali e di servizio, spazi dai quali solitamente non ci si aspetta nulla di speciale come periferie, snodi di collegamento stradale, incroci, abitazioni di fortuna, strutture temporanee, costruzioni in cemento e muri scalcinati. La personale riflessione dell’autore sui concetti di nonluogo e fatiscenza mette al centro ciò che usualmente si tende a tenere celato o a osservare con disattenzione. Tra cantiere e rovina, l’originale street art minimale e primitiva di Calaj riconverte il luogo di esposizione alternando alla propria produzione grafico-pittorica interventi installativi appositamente pensati per le sale dello storico palazzo.
MO.CA, Brescia
a cura di Gabriele Salvaterra
Renato Calaj (Fier, Albania, 1992) vive e lavora tra Milano e Francoforte.
Il suo lavoro trae spunto dalle suggestioni offerte da contesti grigi, marginali e di servizio, spazi dai quali solitamente non ci si aspetta nulla di speciale come periferie, snodi di collegamento stradale, incroci, abitazioni di fortuna, strutture temporanee, costruzioni in cemento e muri scalcinati. La personale riflessione dell’autore sui concetti di nonluogo e fatiscenza mette al centro ciò che usualmente si tende a tenere celato o a osservare con disattenzione. Tra cantiere e rovina, l’originale street art minimale e primitiva di Calaj riconverte il luogo di esposizione alternando alla propria produzione grafico-pittorica interventi installativi appositamente pensati per le sale dello storico palazzo.
Davide Dicorato
IL PESO DELLE NUVOLE
19.5–25.8.2023
Museo di Scienze Naturali, Brescia
a cura di Ilaria Bignotti, Melania Massaro e Camilla Remondina
Per Davide Dicorato (Milano, 1991) l’inquietudine, la pesantezza e il senso di colpa crescente legato al rapporto tra l’uomo e la natura giacciono dentro ognuno di noi. Negli ultimi anni a questo senso di malessere è stato dato il nome di ecoansia.
L’artista si relaziona a questa “cultura della delusione” con un approccio empirico, ponendosi nel ruolo di mediatore tra uomo e Natura attraverso associazioni, ricerca di equilibri e armonie. Lo scopo è quello - come nella pratica dello sciamanesimo nata oltre 30.000 anni fa - di far entrare lo spettatore in profondo contatto con la Natura e gli esseri animali, di cui è parte. Tramite la sua pratica artistica, Dicorato ha avuto modo di visitare zone di ricerca ai margini e nell’ombra, aree dismesse, soggette a cambiamento, dove le rovine sono protagoniste.
Museo di Scienze Naturali, Brescia
a cura di Ilaria Bignotti, Melania Massaro e Camilla Remondina
Per Davide Dicorato (Milano, 1991) l’inquietudine, la pesantezza e il senso di colpa crescente legato al rapporto tra l’uomo e la natura giacciono dentro ognuno di noi. Negli ultimi anni a questo senso di malessere è stato dato il nome di ecoansia.
L’artista si relaziona a questa “cultura della delusione” con un approccio empirico, ponendosi nel ruolo di mediatore tra uomo e Natura attraverso associazioni, ricerca di equilibri e armonie. Lo scopo è quello - come nella pratica dello sciamanesimo nata oltre 30.000 anni fa - di far entrare lo spettatore in profondo contatto con la Natura e gli esseri animali, di cui è parte. Tramite la sua pratica artistica, Dicorato ha avuto modo di visitare zone di ricerca ai margini e nell’ombra, aree dismesse, soggette a cambiamento, dove le rovine sono protagoniste.
Davide Rivalta
SOGNI DI GLORIA
26.5.2023–7.1.2024
Castello, Brescia
a cura di Davide Ferri
Il lavoro di Davide Rivalta (Bologna, 1974) intende favorire l’incontro tra gli spettatori e gli animali, ritratti nell’unicità dei loro gesti. La sua opera si compone di tre elementi principali: i materiali, gli animali e i luoghi.
La mostra a cielo aperto propone una passeggiata tra le sculture animalier. L’artista bolognese gioca sulla casualità dell’incontro tra esseri umani e animali, evocando un paesaggio lontano e selvaggio, in contrasto con la quotidianità del vissuto. Sarà così richiamato anche il ricordo del Giardino Zoologico, attivo a ridosso dell’area fortificata tra il 1912 e il 1988. L’esposizione sarà un’occasione unica per ammirare sculture inedite, realizzate appositamente per il Castello di Brescia.
Castello, Brescia
a cura di Davide Ferri
Il lavoro di Davide Rivalta (Bologna, 1974) intende favorire l’incontro tra gli spettatori e gli animali, ritratti nell’unicità dei loro gesti. La sua opera si compone di tre elementi principali: i materiali, gli animali e i luoghi.
La mostra a cielo aperto propone una passeggiata tra le sculture animalier. L’artista bolognese gioca sulla casualità dell’incontro tra esseri umani e animali, evocando un paesaggio lontano e selvaggio, in contrasto con la quotidianità del vissuto. Sarà così richiamato anche il ricordo del Giardino Zoologico, attivo a ridosso dell’area fortificata tra il 1912 e il 1988. L’esposizione sarà un’occasione unica per ammirare sculture inedite, realizzate appositamente per il Castello di Brescia.
Valentina Vannicola
FILÒ
21.5–18.6.2023
Fondazione Cominelli, San Felice d/B
21.5–23.7.2023
Chiesetta Ex Cimitero, San Felice d/B
a cura di Aida Biceri
Le fotografie di Valentina Vannicola (Roma, 1982) possono essere inserite nel campo della “fotografia messa in scena” (o staged photogtaphy), quell’area della fotografia contemporanea che si presenta come scene reali che sono state create secondo le dinamiche della cinematografia. Le sue immagini fotografiche sono state influenzate dalla tradizione cinematografica, letteraria e teatrale. I suoi progetti si concentrano sulla trasposizione da un’opera letteraria a una fotografia. Lavorando sul testo, imposta una sorta di tableaux vivant. I personaggi dei suoi scatti sono attori non professionisti, gli abitanti del luogo.
Fondazione Cominelli, San Felice d/B
21.5–23.7.2023
Chiesetta Ex Cimitero, San Felice d/B
a cura di Aida Biceri
Le fotografie di Valentina Vannicola (Roma, 1982) possono essere inserite nel campo della “fotografia messa in scena” (o staged photogtaphy), quell’area della fotografia contemporanea che si presenta come scene reali che sono state create secondo le dinamiche della cinematografia. Le sue immagini fotografiche sono state influenzate dalla tradizione cinematografica, letteraria e teatrale. I suoi progetti si concentrano sulla trasposizione da un’opera letteraria a una fotografia. Lavorando sul testo, imposta una sorta di tableaux vivant. I personaggi dei suoi scatti sono attori non professionisti, gli abitanti del luogo.
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